L’artrosi può essere facilitata dalle deformità del ginocchio?

Tra i difetti che più frequentemente accelerano la comparsa dell’artrosi troviamo:


il ginocchio varo
Quando il femore è rivolto verso l’interno producendo l’effetto delle gambe “a parentesi tonde ()”.


il ginocchio valgo
Quando invece si verifica la condizione opposta con le gambe che assumono forma a X.
Se il ginocchio è asintomatico, tendenzialmente non è suggerita alcuna terapia.
Se invece è doloroso, si passa ad un trattamento conservativo, e nello specifico:
– plantari o scrape ortopediche
– fisioterapia, soprattutto volta al rinforzo muscolare
– antinfiammatori
– iniezioni di acido ialuronico


In caso la terapia conservativa non sia sufficiente, si valuta l’intervento chirurgico, nello specifico l’intervento di osteotomia femorale, che ha come obiettivo rimodellare la porzione distale del femore in modo da riallineare femore e tibia.

Artrosi: Qual è la cosa più importante da sapere?

Il termine artrosi è spesso associato ad un disturbo dell’età avanzata.

Questo è anche vero, ma associare l’artrosi alle sole persone anziane non è corretto.

I fattori di rischio e le cause che possono provocare l’artrosi sono molteplici, e l’età è solamente uno di questi.

Le nostre abitudini e lo stile di vita che conduciamo incidono notevolmente, e possono favorire la comparsa dei primi sintomi.

Ed ecco qua quella che reputo tra le informazioni più importanti da sapere riguardo all’artrosi: è possibile prevenirla, ed è anche consigliato!

 

Approfondiamo

 

I fattori di rischio

Le cause precise che causano l’artrosi sono per lo più ignote, ma è riconosciuta la presenza di fattori che possono favorire la degenerazione della cartilagine.

 

I principali sono:

L’età: nei soggetti anziani si verifica una naturale e progressiva usura del tessuto cartilagineo

Il sesso: il gentil sesso è maggiormente predisposto all’artrosi, in particolare del ginocchio e delle piccole articolazioni delle mani

Genetica e familiarità: la presenza in famiglia di soggetti affetti da artrosi rende molto più possibile la comparsa del problema.

Fattori meccanici: ovvero il carico esercitato sulle articolazioni tramite attività sportiva o lavorativa può provocare col tempo da malformazioni articolari.

Traumi: aver subito traumi rilevanti all’articolazione può senza dubbio favorire la degenerazione.

Postura scorretta: un vizio posturale può anch’essa favorire il progredire più rapido dell’artrosi. E’ bene quindi mantenere equilibrata e sotto controllo la propria postura.

Peso: essere sovrappeso aumenta significativamente le possibilità di provocare l’artrosi, a causa di un eccessivo carico di peso sulle articolazioni.

Attività fisica: come un’eccessiva attività sportiva può facilitare l’insorgere della degenerazione, al contrario un adeguata attività può prevenirla, soprattutto quando si rinforza la muscolatura di supporto delle articolazioni.

 

In conclusione, la prevenzione passa da una corretta alimentazione, un’adeguata attività fisica e abitudini di vita sane.

Da medico consiglio sempre di intervenire tempestivamente quando si percepiscono i classici sintomi di dolore e limitazione funzionale, dal momento che oggi i progressi della medicina ci consentono tante opzioni interessanti quando ci troviamo nelle prime fasi dell’artrosi.

Quali sono i sintomi più classici delle problematiche di menisco?

Le cause di un danneggiamento dei menischi sono un trauma oppure la naturale degenerazione dei tessuti fibro-cartilaginei.

I sintomi che riscontriamo più comunemente a fronte di una rottura del menisco sono:

Dolore, anche se va tenuto in considerazione che non sempre è presente e può essere di scarsa entità.

Gonfiore e rigidità, anche se molto spesso il paziente è in grado di deambulare piuttosto normalmente, soprattutto quando l’origine è da degenerazione

Limitazione del movimento, anche in questo caso che possono essere anche lievi.

Una volta riscontrata la lesione, si valuta l’intervento in relazione a vari fattori, tra i principali l’entità della lesione, l’età del paziente, l’attività sportiva e lavorativa

Il ginocchio valgo

Il ginocchio valgo è comunemente conosciuto e chiamato “ginocchia a X”.

E’ una deformità anatomica per cui non c’è il corretto allineamento tra i femori e le tibie.

Solitamente ci si riferisce ad una deformità bilaterale, esistono tuttavia anche casi di ginocchio valgo monolaterale, ossia che interessano un solo ginocchio.

Le forme più lievi non impattano in alcun modo sulla vita della persona, mentre le forme più importanti sono dolorose e possono causare altre complicanze all’articolazione.

 

Le cause principali sono:

– inadeguatezza dei muscoli dell’anca (i glutei)

– inadeguatezza dei muscoli della coscia (vasto mediale, semimembranoso e semitendinoso)

– incapacità della caviglia di compiere una normale dorsiflessione, ovvero il classico movimento che ci consente di camminare sui talloni

– predisposizione fisica

Inoltre questa patologia può essere favorita da rachitismo, obesità e displasia scheletrica.

Nei bambini fino a 6 anni di età è piuttosto comune, ed è anche spesso una situazione temporanea che si risolve con la crescita in maniera naturale (tendenzialmente entro i 9 anni).

 

I principali sintomi sono:

– dolore focalizzato sulla rotula o nella parte esterna del ginocchio

– anomalie nella normale deambulazione, che tende nel tempo a sovraccaricare il menisco laterale

– instabilità del ginocchio

– ridotta mobilità del ginocchio

 

Diagnosi

Riconoscere un ginocchio valgo è piuttosto semplice, dato che è ben visibile anche ad occhio. Nei casi più importanti la risonanza magnetica è sicuramente di supporto per valutare al meglio la situazione generale

 

Terapia

Quando il ginocchio è asintomatico, tendenzialmente non è suggerita alcuna terapia.

Se invece è doloroso, si passa ad un trattamento conservativo, e nello specifico:

– plantari o scrape ortopediche

– fisioterapia, soprattutto volta al rinforzo muscolare

– antinfiammatori

– iniezioni di acido ialuronico

In caso la terapia conservativa non sia sufficiente, si valuta l’intervento chirurgico, nello specifico l’intervento di osteotomia femorale, che ha come obiettivo rimodellare la porzione distale del femore in modo da riallineare femore e tibia.

Cosa si intende con condropatia?

Con il termine condropatia intendiamo in maniera generica le malattie della cartilagine, indicandone un consumo anomalo che causa infiammazione e dolore.

È una problematica associabile molto spesso agli sportivi

Viene identificata per gradi:

grado 1: la cartilagine è lievemente danneggiata, presenta un rammollimento e delle piccole vescicole o punti deboli

grado 2:la cartilagine presenta alcune crepe e sono presenti delle erosioni superficiali

grado 3: la cartilagine è usurata su oltre il 50% dello strato, e ha formato crepe particolarmente profonde e dei deterioramenti importanti

grado 4: la cartilagine è seriamente compromessa da crepe profonde tali da rendere visibile l’osso sottostante

Ogni tipo di usura ha ovviamente uno specifico trattamento.

Potrebbe essere sufficiente un periodo di riposo, con assunzione di farmaci antinfiammatori; oppure un intervento fisioterapico. Nel caso della condropatia rotulea, gli esercizi di allungamento dei muscoli interni, esterni ed anteriori della coscia gioveranno per ridurre lo stato infiammatorio e doloroso.

Nei casi più gravi può essere necessario l’intervento chirurgico.

Cosa è bene fare nella fase che precede l’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore?

La riabilitazione dovrebbe iniziare già prima della chirurgia, in quanto la lesione del legamento crociato anteriore, determina principalmente:

? deambulazione scorretta

? deficit di forza e propriocezione

? dolore

? instabilità

? episodi di cedimento articolare

? Alla luce di questo, la fase riabilitativa pre-operatoria ha come scopi quello di riprendere la totale motilità del ginocchio, diminuire il gonfiore, ottenere il controllo muscolare e la forza, in modo da ridurre l’incidenza di eventuali distorsioni che potrebbero ulteriormente danneggiare l’articolazione.

E’ importante in questa fase anche una preparazione mentale, cercando di comprendere bene il tipo di intervento, le fasi della riabilitazione, l’impegno necessario e le eventuali complicanze.

Gonartrosi: cosa è bene fare quando si presenta questa patologia

La gonartrosi è l’osteoartrite del ginocchio, una patologia cronica che deriva dall’usura delle cartilagini.

Dolore e rigidità articolare sono i principali sintomi che si manifestano.

A fronte di questa brevissima premessa, ci sono alcuni consigli preziosissimi per chi si trova ad avere la gonartrosi:

– Ridurre il peso corporeo

– Rinforzare la muscolatura, in particolare la coscia, attraverso esercizi specifici e mantenerla nel tempo

– Valutare insieme al proprio medico l’assunzione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori e iniezioni di acido ialuronico

– Valutare l’uso di un tutore

Oltre a queste accortezze molto importanti, si può valutare uno dei trattamenti di Medicina Rigenerativa di cui si sente sempre più frequentemente parlare, e che offrono ottimi risultati quando ancora la patologia è in una fase iniziale.

Come prevenire l’artrosi di ginocchio negli sportivi giovani

Sempre più persone che amano fare il proprio sport a buon livello incappano in problemi di artrosi in età ancora giovane.

Le cause principali che portano a questa problematica negli sportivi rimangono i traumi, ma è chiaro che le sollecitazione di anni di attività portano alla degenerazione della cartilagine, e di conseguenza l’artrosi.

Da qualche anno, nelle fasi iniziali dell’artrosi è possibile intervenire con i trattamenti di Medicina Rigenerativa, come ad esempio il PRP o l’utilizzo di cellule staminali.

Grazie a questi trattamenti riusciamo a rallentare la progressione della patologia, consentendo all’atleta la possibilità di praticare la propria attività sportiva senza dolore e senza limitazione di funzionalità.

Nelle fasi avanzate, questi trattamenti hanno una bassa efficacia e la strada da percorrere rimane quella dell’intervento chirurgico.

Il consiglio è quindi quello di effettuare la visita specialistica ed i relativi esami di indagine diagnostica quando ancora il dolore è limitato, prendendo in tempo questa patologia e garantendosi quindi la possibilità di prolungare di un periodo importante della propria vita il benessere ed il divertimento di praticare attività sportiva stando bene.

La protesi di ginocchio: differenze e riabilitazione

L’artrosi è una patologia che prevede la graduale usura dell’articolazione causando perdita di cartilagine, danni all’osso subcondrale e modifiche strutturali del ginocchio. Colpisce più frequentemente le persone anziane, ma sempre di più interessa anche pazienti giovani, in particolare a seguito di traumi, interventi ( meniscectomie) o presenza di deviazioni assiali del ginocchio.

La persona soffre di dolore crescente all’articolazione, con progressiva limitazione della funzionalità alla flesso-estensione, fino ad arrivare a difficoltà anche a svolgere attività semplici come camminare o fare le scale.

Si prende in considerazione l’intervento di protesi quando i trattamenti non chirurgici, come riposo, antidolorifici, infiltrazioni, riabilitazione non risultano più efficaci e gli esami strumentali, tra cui fondamentale è una corretta radiografia sotto carico che permette la classificazione dell’artrosi, confermano la gravità dell’artrosi.

L’intervento chirurgico di protesi del ginocchio prevede la sostituzione dell’articolazione attraverso un impianto che riproduca il giusto allineamento.

Il ricovero avviene il giorno precedente l’intervento per poter effettuare gli esami preparatori e la visita dell’anestesista.

Il posizionamento della protesi viene preceduto da un attento planning preoperatorio.
Ci affidiamo, soprattutto nei casi più complicati, alla preparazione con TC, dato che stiamo introducendo l’ausilio robotico.
Le estremità del femore e della tibia vengono preparati in maniera estremanente attenta per ricevere l’impianto protesico scelto. Al femore si dovrà adattare un piatto tibiale nuovo. Appositi strumentari consentono di scegliere la giusta taglie al fine di ricreare la giusta biomeccanica del ginocchio.
In mezzo viene inserito uno spaziatore che ha il compito di sostituire la cartilagine, con la funzione di proteggere ed assorbire i carichi tra femore e tibia.

L’intervento di protesi del ginocchio ha una durata compresa tra un’ora e le tre ore, a seconda della complessità del paziente e del ginocchio.
Da sempre adotto tecniche di chirurgia MIS, Minimal Invasive Surgery, che garantiscono una ridotta incisione chirurgica, un notevole risparmio dei tessuti e ci consentono di utilizzare strumentari dedicati determinando un evidente miglioramento nei risultati clinici.

Il ginocchio è diviso in tre grandi compartimenti, interno, esterno e femoro-rotuleo.
Possiamo optare per diversi tipi di protesi, in relazione alla patologia del paziente e alle sue particolari esigenze.

Protesi monocompartimentali

L’artrosi di ginocchio può essere limitata ad un solo compartimento del ginocchio (sia interna che esterna), per cui è possibile optare per la sostituzione di un solo compartimento dell’articolazione.
Questo tipo di protesi è indicata in situazioni in cui incontriamo un articolazione stabile e un artrosi localizzata, senza importanti deviazioni del ginocchio, in genere in persone ancora giovani oppure sopra gli 80 anni.
Tra i casi che possiamo incontrare, più frequente è quella relativa alla sostituzione del compartimento interno o mediale.
Importante è anche la possibilità, grazie a nuovi modelli protesici a nostra disposizione negli ultimi anni, di eseguire maggiormente interventi di protesi rotulea, nel caso incontriamo una patologia degenerativa dell’articolazione femoro-rotulea.

Numerosi studi evidenziano, a fronte naturalmente  dell’indicazione corretta, come i risultati clinici dei pazienti operati dei protesi mono sono eccellenti.
D’altra parte i vantaggi rispetto alle protesi totali sono molteplici, tra i principali minor dolore, minor perdita di sangue, recupero rapido, minor cicatrice e soprattutto la sensazione della persona di un ginocchio naturale, vista la conservazione dei propri legamenti.

Protesi totali

La protesi totale del ginocchio va a sostituire tutti i compartimenti del ginocchio, consentendo di riprodurre le sue funzioni naturali.
Studi biomeccanici e clinici ed evoluzione dei materiali hanno portato le attuali protesi di ginocchio ad essere sistemi altamente performanti.
In relazione al paziente ed alla sua patologia, troviamo protesi che “sacrificano” il legamento crociato posteriore (LPS) e altre che invece conservano il legamento crociato posteriore (CR) . Oggi, grazie all’innovazione tecnologica nel campo della chirurgia, abbiamo a disposizione protesi in grado di conservare entrambi i legamenti crociati.

L’intervento di protesi al ginocchio viene attualmente considerato un’intervento sicuro, con una bassa percentuale di complicanze, anche se sempre da considerare, e consente un ritorno alla vita quotidiana senza dolore.
Il risultato finale dipenderà dalla tecnica chirurgica appropriata, dal tipo di paziente e anche da un percorso riabilitativo pre e post-operatorio, condiviso e seguito con il chirurgo.
Tutti questi passi del percorso chirurgico, potranno portare il paziente a riprendere le sue attività, fino a consentire anche attività sportive come tennis, bicicletta e golf.

Anche come durata sono stati fatti notevoli miglioramenti. Oltre il 90% delle protesi totali del ginocchio ha una durata di 15 e oltre dall’intervento, e per quanto riguarda le protesi impiantate negli ultimi anni, c’è da aspettarsi una percentuale di durata ancora maggiore.

La durata e la longevità della protesi dipendono indubbiamente dal corretto impianto chirurgico, ed anche dal corretto utilizzo che il paziente ne farà dopo l’operazione. Qualsiasi protesi è soggetta a usura in corrispondenza dello polietilene, cioè della parte che sostituisce la cartilagine. Un peso corporeo eccessivo, un’attività sportiva troppo impegnativa, lavori usuranti o traumi possono compromettere la durata della protesi, con eventuale possibilità di revisione.

La riabilitazione dopo l intervento rappresenta un passo importante nel percorso di cura del paziente verso la ripresa delle sue attività e ne determina, come detto, il risultato finale
La fase riabilitativa rientra nel cosidetto percorso “fast track” applicato all’intervento, ossia una serie di passi nel percorso di cura al fine di incrementare i risultati, diminuire il dolore, velocizzare il recupero articolare, ridurre la degenza, cercando di rendere l’intervento di protesi un intervento più “semplice” per il paziente.

Tutta questa fase va sempre seguita da professionisti e supervisionata dal chirurgo.

La protesi di ginocchio

L’artrosi di ginocchio è una delle patologie più frequenti nell’ambito della chirurgia ortopedica.

L’artrosi prevede la graduale usura dell’articolazione determinando perdita di cartilagine, danni all’osso subcondrale e modifiche strutturali del ginocchio. Questo causa dolore e tumefazione all’articolazione determinando limitazione funzionale alla flesso-estensione fino a difficoltà anche a svolgere attività semplici come camminare o fare le scale.

La limitazione è ancora più importante se il paziente è una persona sportiva o particolarmente attiva.

La decisione di operabilità, oltre che dalla clinica, è dato dagli esami strumentali, tra cui fondamentale è una corretta radiografia sotto carico che permette la classificazione dell’artrosi individuando i casi più gravi in cui lo spazio articolare è minimo con ormai contatto osseo.

Negli ultimi anni le tecniche chirurgiche sono migliorate e si sono sviluppati impianti protesici sempre più sofisticati, con materiali innovativi che permettono bassa usura e lunghe sopravvivenze della protesi.

Vi è pertanto una crescente importanza al recupero funzionale del ginocchio, alla fase riabilitativa e al rapido ritorno alle normali attività. Negli ultimi anni sono state adottate alcune innovazioni nel percorso di cura con adozione del protocollo Fast Track, praticato largamente negli Stati Uniti e Nord Europa, che prevede una gestione medica e chirurgica per ridurre lo stress operatorio iniziando dall’educazione del paziente, da approcci meno invasivi, controllando il dolore e le perdite di sangue in maniera da eseguire precocemente la riabilitazione e determinare un rapido recupero.

L’articolazione del ginocchio può essere danneggiata da diverse patologie che determinano la compromissione della sua corretta funzionalità:

La più frequente è l’artrosi idiopatica , ossia un processo degenerativo cronico che colpisce più frequentemente le persone anziane.

L’artrosi, inoltre, può essere secondaria a malattie infiammatorie su base autoimmune ( artrite reumatoide) oppure di natura traumatica, esiti di fratture o osteotomie, alterazioni strutturali congenite, oppure dovuta a necrosi ischemiche.

La gonartrosi causa dolore e rigidità all’articolazione determinando limitazione funzionale alla flesso-estensione fino a difficoltà anche a svolgere attività semplici come camminare o fare le scale.

Prima dell’intervento è utile una assistenza riabilitativa per preparare il paziente, ridurre il dolore del ginocchio, educarlo a eseguire al meglio anche semplici attività come alzarsi dl letto, salire e scendere le scale, ad usare correttamente gli ausili per la deambulazione.

È importante prima dell’intervento iniziare o mantenere una adeguata attività fisica per favorire l’attivazione muscolare non solo del ginocchio ma anche di altri distretti, in modo da rendere più agevolo il recupero funzionale

L’intervento di protesi del ginocchio consiste nel sostituire le parti danneggiate mediante posizionamento di componenti artificiali meccaniche e di polietilene. L’intervento ha una durata compresa tra un’ora e le tre ore, a seconda della complessità del paziente e del ginocchio. Prima dell’intervento sarete sottoposti ad un pre-ricovero per valutare le condizioni generali per correggere eventuali condizioni che possono aumentare i rischi collegati all’anestesia e all’intervento, si eseguiranno nuove radiografie, si informerà il paziente nuovamente sul percorso che avrà di fronte.

Da sempre adotto tecniche di chirurgia MIS, Minimal Invasive Surgery, che consistono nel rispetto di principi base, come ridotta incisione chirurgica, risparmio dei tessuti, strumentari dedicati che determinano un evidente miglioramento nei risultati clinici

La fase riabilitativa viene iniziata sempre più precocemente, dal giorno stesso al giorno dopo e sempre a seguito di indicazione del chirurgo e sotto valutazione del fisioterapista. Gli obiettivi sono quelli di diminuire il dolore, prevenire complicanze ( tromboflebiti, aderenze) recuperare l’articolarità, la coordinazione, lo schema del cammino e il recupero e il controllo muscolare.

Il percorso riabilitativo sarà individualizzato in base al tipo di intervento, all’età e alle condizioni cliniche del paziente.

1 2 3